Capo Verde non ha risorse minerarie e forestali. Non produce quasi nulla
che possa essere esportato.
Agricoltura. Negli anni favorevoli, quelli in cui cade un po' più di pioggia
(rari), riesce a produrre solo il 10% del proprio fabbisogno di mais
(alimento principe della dieta capoverdiana).
La classificazione divide le terre coltivabili in:
-
regadio: quelle che hanno possibilità, più o meno elevata, di irrigazione
tutto l'anno. Di solito questi terreni (che costituiscono circa il 10% del totale)
si trovano in fondo o ai margini di vallate e risultano evidenti all'occhio del
viaggiatore per il verde accecante dei manghi, dei banani, delle canne, delle
palme da cocco o da dattero e degli ortaggi.
-
sequeiro: quelle che hanno l'acqua da due a quattro mesi all'anno. Più o
meno abbondante, a volte del tutto assente per più anni, la pioggia condiziona
pesantemente la vita dei Capoverdiani più poveri.
Meno del 2% della popolazione è dedita all'agricoltura.
Pesca. In tale situazione, per molta gente, l'unica alternativa è la pesca.
Il mare, ricchissimo, dà cibo a molti e crea un minimo di commercio di sussistenza.
Non pensate però a grandi flotte organizzate di pescherecci. Il Capoverdiano, normalmente,
pesca con la sua barchetta (poco più grande di una canoa) quasi sempre a remi.
Una pesca costiera che riesce a consentirgli il pasto famigliare.
Lo sfruttamento intensivo del mare patrio il governo lo riserva a Giapponesi ed Europei
a cui chiede contropartite in denaro.
Allevamento. Qualche capra, qualche maiale, qualche pollo, pochissimi bovini.
Allevare bestiame a Capo Verde costa ben più che importare carne e uova dal
Brasile o dall'Europa. Cosa che avviene regolarmente.
Commercio. Poco inclini al commercio, i capovediani, non hanno mai avuto questa
prerogativa prettamente africana (difficile la contrattazione del prezzo).
In compenso siamo ben distanti da una politica di prezzi fissi o mediamente definiti.
Il rapporto tra acquirente e venditore è raramente cordiale. Più spesso si assiste
ad un vero e proprio antagonismo preconcetto.
Recentemente si stanno inserendo in questo settore i Cinesi con merce, anche di provenienza
dubbia, di basso prezzo e qualità.
Industria. Ben poca cosa. Distillazione del grogue (distillato di canna) e produzione di vino (Fogo), quasi
unicamente per il consumo interno, una fabbrica di birra e bibite, edilizia e turismo.
Recentemente ha ripreso a funzionare una fabbrica di tonno in scatola per l'esportazione
(ferma da anni in quanto non in regola con le norme europee).
L'
edilizia sta conoscendo un grande sviluppo nella capitale. Sia quella autorizzata,
a richiesta dei nuovi ricchi ed degli emigranti che ritornano in patria a godersi la pensione,
che quella abusiva, spinta soprattutto dall'inurbamento selvaggio.
Il
turismo influisce sul PIL (Prodotto Interno Lordo) di Capo Verde per oltre il 10%.
Ad un aumento delle presenze turistiche non corrisponde un analogo flusso di denaro.
Il turista straniero paga, nel suo Paese, a tour operators sui connazionali. Ai Capoverdiani resta
solo da fare da manodopera, sottopagata, nelle strutture.
Rimesse emigranti. Costituiscono, con circa un quarto del PIL, la vera "ricchezza" del
Paese, assieme agli aiuti umanitari.
I Capoverdiani all'estero sono, certamente, più
del doppio di quelli che vivono in patria.
Le restrizioni all'immigrazione introdotte dai paesi industrializzati hanno frenato il
flusso negli ultimi anni. Resta da chiedersi se la seconda, la terza, la quarta
generazione di emigrati all'estero continuerà ad inviare denaro alle famiglie a
Capo Verde. Ci permettiamo di dubitarne e… se questo fiume di denaro cesserà di
scorrere… i problemi cresceranno…
Economia del bidone. Non tutto quello che proviene dagli emigranti passa attraverso
i normali canali finanziari.
Molta merce (soprattutto vestiario nuovo ed usato, ma non solo) viene inviata in
bidoni (una volta metallici, oggi sempre più in plastica) e messa informalmente
sul mercato generando una economia povera più accessibile alla popolazione.
Gli emigrati che ritornano periodicamente portano (oltre a denaro) ogni tipo di
mercanzia e regali. Sia per una sorta di altruismo nei confronti di parenti ed
amici, sia per dimostrare di aver fatto fortuna, di aver raggiunto, all'estero,
la prosperità desiderata.
Cooperazione e Aiuti Umanitari. Capo Verde è uno dei paesi più "aiutati" del mondo.
Al tempo della "Politica dei Blocchi" erano Sovietici ed Americani a contendersi, a
colpi di aiuti e finanziamenti a fondo perso, i favori dell'arcipelago situato in
posizione strategica.
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica il ruolo di co-finanziatore è stato assunto dai
paesi europei.
Aiuti e prestiti contribuiscono con circa il 22% al ripiano del deficit commerciale e
costituiscono circa l'8% del PIL.
Da considerare, inoltre, che c'è una vera e propria economia generata dalle
organizzazioni non governative che operano sul territorio.
I funzionari delle associazioni, spesso con stipendi o rimborsi principeschi,
vivono, nella capitale, a standard europei utilizzando auto costose e formando
vere e proprie colonie di nuovi bianchi completamente avulsi dal contesto capoverdiano.
Tratto da www.cvfaidate.com